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Cominciamo da metà della storia.
E’ sera, verso le 22:30. E’ Luglio e mi ritrovo a trasportare a mano troppi kili di materiale fotografico verso una spiaggia in Toscana. In realtà non sono solo. Io, Mauro (il mio assistente di quella sera), Carol (la cliente che mi ha commissionato il ritratto che scatteremo stanotte) e la Marti (controfigura necessaria nell’idea della fotografia).
In realtà facciamo tutti fatica perché anche la cliente e gli altri si sobbarcano un bel peso.
La strada non è lunga ma il carico sulle spalle è tale che quando metto i piedi nella sabbia sento che sprofondano innaturalmente.

Mesi prima Carolina Gandolfi, psicoterapeuta di professione, mi chiede un ritratto da mettere sulle pareti del suo studio. “Ma io non devo essere presente nella foto!”, ordina con il suo sorriso beffardo.
“Iniziamo bene”, penso… Ed effettivamente quello era l’annuncio di settimane di quasi-sempre amichevoli scontri.
Ma tagliamo corto.
A Marzo c’era poco da fare, il lavoro era pressoché scomparso, l’entusiasmo verso i webinar formativi era ancora alto. Mi imbatto in uno organizzato dalla Phase One (azienda della quale utilizzo Capture One da 15 anni nelle sue varie versioni, ossia da quando sono entrato nel mondo della fotografia digitale) condotto da Rachel Jones Ross, una fotografa specializzata in fotografia di paesaggi notturni.
Tra le varie cose che dice, più o meno interessanti, suggerisce Starry Landscape Stacker come software che riduce il rumore delle immagini ad alti ISO scattate alla Via Lattea.
Mi viene un’idea. E se inserissi il ritratto di Carol all’interno di una fotografia con galassia e stelle? Mi piace.
Lo propongo a lei, capisco che non riesco a passarle l’idea precisa. Ma mi dà fiducia e approva.

Per la cronaca, Carol apparirà non zero, non una, ma ben due volte nella fotografia finale.

Torniamo al 20 Luglio, passata ampiamente la mezzanotte. Abbiamo ormai finito di montare il set in spiaggia. Anzi… sul bagnoasciuga. “Perché ci piace complicare le cose…”, con l’attrezzatura che sprofonda nella sabbia bagnata.
Abbiamo fatto le prove di luce ma il tempo scorre troppo veloce.
Purtroppo abbiamo una scadenza precisa, le 2:19. A quell’ora di quel giorno, su quella spiaggia in quel buco di mondo, PhotoPills (app per programmazione e organizzazione di shooting all’aperto, molto figa) dice che avremo la Via Lattea dritta sopra di noi. Si ergerà perpendicolarmente alla linea che delimita mare e cielo e compirà il suo arco fino alle nostre spalle.
Sono settimane che studio questo momento. Lo guardo con la realtà aumentata dell’app. Lo immagino e provo a inserirlo in una fotografia che fino a quel momento è solo nella mia mente.
La nottata è calda e umida, molto umida. La salsedine avvolge tutta la mia attrezzatura. Non importa, è lavoro e non posso pensare ad eventuali danni futuri. Mi preoccupano i flash, sensibili all’umidità. Ma tutto funziona a meraviglia.
Soprattutto è una nottata senza una nuvola. Limpida e serena. Era la cosa più importante di tutte. Sono stato davvero fortunato.

Come accennavo precedentemente, Starry Landscape Stacker è un software che ha lo scopo di ridurre il rumore digitale che si ha fotografando ad alti ISO un cielo in notturna, con presenza di stelle. Si rivolge in particolare al fotografo di paesaggi notturni, le cui foto presentano orizzonti e profili di terra o mare.
Un limite grande è che funziona solo su Mac. Da poco tempo lavora anche con i RAW e non solo con TIF o JPG. Per la compatibilità con la vostra macchina fotografica controllate la documentazione on line in inglese (https://sites.google.com/site/starrylandscapestacker/home).
Esistono alternative per Windows come Sequator (gratuito) o DeepSkyStacker, che però non conosco.
Per i fotografi di cieli stellati, senza la presenza di orizzonti, lo stesso produttore presenta un software dedicato, Starry Sky Stacker (https://sites.google.com/site/starryskystacker/home).

Tornando al nostro topic, nel momento dello scatto Starry Landscape Stacker richiede di eseguire due cose:

  1. Scattare più immagini in sequenza della stessa inquadratura con gli stessi parametri di scatto (almeno 7, non serve che siano più di 40. Io ne ho fatti 20);
  2. Scattare un numero simile di immagini con gli stessi parametri di scatto precedentemente utilizzati, ma con il tappo sull’obiettivo. Questa fase deve essere fatta immediatamente prima o immediatamente dopo gli scatti principali. Non è necessario che siano scattati con la stessa inquadratura precedente. Nella documentazione questi file vengono chiamati dark frames e serviranno al software per rimuove il “rumore insito della macchina fotografica” (per esempio gli hot pixel), non dipendente da condizioni esterne.
    Io in realtà questa fase non l’ho eseguita per il mio solito difetto di non leggere tutta la documentazione relativa ad un software nuovo.
  3. Si potrebbero eseguire anche i light frames così come importare una maschera, che verrebbero riconosciuti automaticamente dal software. Non parlo di queste funzioni ritenendole utili ma non essenziali. Se voleste approfondire vi riporto alla documentistica del sito.

Le operazioni base che Starry Landscape Stacker esegue, spiegate in maniera molto sintetica, sono due:

  1. Innanzitutto identifica tutte le stelle presenti nelle immagini in modo tale da non intervenire con un algoritmo di riduzione del rumore sulle stelle stesse. Ovviamente nel fare questa operazione il software “capisce” il movimento delle singole stelle (tra i vari fotogrammi le stelle avranno posizioni diverse ma prevedibili nel cielo. “Capire” il movimento delle stelle permette al programma di identificare le singole stelle e non replicarle nel file finale).
  2. Nelle zone dove non ci sono stelle il software esegue una particolare operazione matematica per mediare i singoli valori di luminosità, in modo tale che l’uniformità della luminosità stessa dei pixel sia maggiore. In altri termini e molto più semplicemente… Meno rumore digitale.

Alle 2:15 sono pronto. Purtroppo a quest’ora avrei già dovuto scattare le immagini che monterò con Photoshop con l’immagine delle stelle. Ma non c’è stato tempo per fare tutto. Le farò dopo gli scatti alla Via Lattea.
Qualche foto di prova e via.
Scatto due serie di 20 immagini con intervallometro. Nikon D750, Nikon AF-S NIKKOR 20mm f/1.8G ED, f/2.8, 8 sec, 6400 ISO. Esposizione posticipata di 3 sec.
Click click click.

Veniamo ora un po’ al programma nella fase di postproduzione, vero oggetto dell’articolo. Prima cosa sono da sistemare le preferenze (Preferences nel menu principale).

Bisogna scegliere lo spazio colore di output (ProPhoto RGB o Adobe RGB), i valori base con cui il software elabora le immagini, il bilanciamento del bianco e la visualizzazione o meno di un paio di warnings.

Ovviamente la prima cosa è sempre la selezione. Delle due serie di immagini ne scelgo una.
Appena aperto Starry Landscape Stacker chiede ovviamente quali immagini deve utilizzare. Noi gli diamo in pasto il nostro stack di immagini realizzate durante lo shooting.
Stando a quanto riferisce la documentazione (visibile nel sito del software), il programma riconosce automaticamente i file scattati “per la fotografia” e quelli realizzati con il tappo dell’obiettivo chiuso. Ne terrà poi conto nell’elaborazione che farà.
Io, come detto, ho selezionato i 20 file RAW che avevo scattato. Il programma chiede di dare delle impostazioni di base (esposizione, contrasto, temperatura colore, c’è un piccolo controllo di riduzione colore, come da immagine sotto).

Non ricordo esattamente i valori dati ma non sono intervenuto parecchio sui parametri anche perché l’unico che davvero mi interessava era la temperatura colore che era stata fissata già in macchina.

Premendo Done Starry Landscape Stacker elabora le immagini e vi mostra a monitor una schermata in cui evidenzia le stelle che ha trovato come punti rossi. Se ne possono aggiungere o togliere manualmente agendo nel pannello di sinistra (add red dots/ remove red dots).

E’ possibile regolare la luminosità e il contrasto e qualche altra funzione per divertirvi a trovare la combinazione perfetta. Ma direi che le cose più importanti sono quelle esposte.

Può essere utile disegnare finte stelle nel cielo vicino all’orizzonte (come visibile nello screenshot sotto). Questo potrebbe aiutare il software a creare la maschera del cielo.

Ovviamente nel mio caso è piuttosto semplice (e forse inutile). Nel caso di un profilo con montagne e boschi può essere molto utile.

Dopo avere schiacchiato Find Sky il programma crea la maschera del cielo.

A questo punto è necessario rifinirla perché spesso non è perfetta.

Con il pennello Sky oppure Ground (nel panel a sinistra), scegliendo la grandezza del pennello stesso in funzione dell’intervento, disegniamo o cancelliamo la maschera.

E’ possibile allineare l’immagine finale con uno specifico file dello stack con il tasto Align With.
Si possono inoltre escludere immagini.
Premere Align and Composite.
Il software processa le immagini e restituisce l’elaborazione.

Possiamo variare l’algoritmo matematico (alla voce Composition Algorithm) con cui Starry Landscape Stacker ottiene il risultato finale. Per valutare quello corretto nel caso del vostro lavoro vi rimando a questo link:
https://sites.google.com/site/starrylandscapestacker/processing-images-with-starry-landscape-stacker-version-1-9
E’ possibile, nel caso lo riteneste opportuno, salvare anche una copia della maschera. Io non l’ho fatto ma voi potreste trovarlo utile.

Save Current Image. Ovviamente la pagina successiva ti chiede dove salvare il file TIF a 16bit in output, nel mio caso con un profilo colore ProPhoto RGB.

Nello screenshot successivo paragono un file RAW dello stack (a sinistra) con il file output di Starry Landscape Stacker (a destra). Il file d’uscita del software è piuttosto piatto per cui ho fatto qualche regolazione con Capture One 20 per uniformare un po’ contrasto, luminosità e saturazione (la tinta è diversa, ma qui ci interessa poco).
Spero che la visualizzazione web permetta di vedere le differenze. Oltre ad un minor rumore, nell’immagine elaborata dal programma vi chiedo di porre attenzione alla maggiore uniformità di tinta (il file RAW varia le tinte tra un giallo/verde fino ad un magenta, dipende dalle zone; l’altro file è molto più omogeneo) e al fatto che il file di Starry Landscape Stacker mostra molte più stelle quasi impercettibili nel file RAW.
A me sembra quasi una magia.

In definitiva Starry Landscape Stacker è un software che credo vada tenuto in considerazione se si vuole fotografare paesaggi notturni includenti il cielo.
Il suo prezzo è affrontabile, al momento del mio acquisto era di 43,99€.
E’ semplice da utilizzare e fa – penso bene – il suo lavoro.
Credo sia uno strumento utile per chi si diverte con questo genere di fotografia.

Per tutta la documentazione citata vi rimando a questo link:
https://sites.google.com/site/starrylandscapestacker/using-starry-landscape-stacker-version-1-9

Ah, quasi dimenticavo! Alla fine il ritratto a Carol è questo! 🙂

©cristianofreschi2020

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